Definizione 3.1 ( crittosistema).
Data la quintupla (P, C, K, E, D)
questa definisce un crittosistema se:
-
è l’insieme finito dei possibili testi in chiaro
-
è l’insieme finito dei possibili testi cifrati
-
è l’insieme delle chiavi
-
K
ed
t.c.
sono t.c.
;
sarà detta funzione di cifratura e
funzione di decifrazione.
Chiaramente la funzione
deve essere iniettiva (infatti esiste la funzione inversa
altrimenti non si potrebbe avere l’unicità nella decifrazione; si vedrà poi nei
cifrari affini come questa proprietà sarà di notevole importanza. L’immagine di
Figura 3.1 rappresenta lo schema classico di un crittosistema (si ricordi che nella
crittografia moderna si assume sempre che l’intercettatore conosca l’algoritmo
usato per cifrare/decifrare).
In questo capitolo ci occuperemo di cifrari a chiave simmetrica: ovvero cifrari (e
cioè uno strumento crittografico che cifra ogni stringa di caratteri) la cui chiave
è conosciuta da mittente e ricevente. La sicurezza di questi sistemi è basata
principalmente sulla difficoltà per terze parti di trovare la chiave; si
definisce attacco a forza bruta quello consistente nel provare tutte le chiavi
possibili. Ovviamente questa è l’ultima risorsa a cui si deve fare ricorso e
spesso questi tentativi richiederebbero un tempo superiore alla stessa
età dell’universo !! Si fa perciò ricorso ad altri metodi, come l’analisi di
frequenza.
Esiste un sistema indecifrabile che ha, ovviamente, un costo altissimo, ed è un
crittosistema sviluppato in prima sede da Vernam e successivamente da
Mauborgne; sarà di questo sistema che ci occuperemo con un particolare
interesse al ruolo che l’infinito ha avuto nel garantire a questo crittosistema il
primato di inviolabilità.