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Vogliamo ora motivare la definizione di sottospazio affine che andremo a dare: consideriamo lo spazio ordinario ;
sappiamo che, scegliendo un punto
,
possiamo costruire lo spazio vettoriale
dei vettori applicati in ;
consideriamo i sottospazi vettoriali di
:
abbiamo
stesso e
;
se identifichiamo un vettore applicato
con il punto
-avendo ben chiaro in mente che è stato fissato un punto - potremo considerare i sottospazi precedenti come sottoinsiemi di ,
precisamente essi corrispondono rispettivamente a tutto
e .
Analogamente è noto che i sottospazi vettoriali di dimensione 1 e 2 di
corrispondono rispettivamente alle rette e piani (nel senso della geometria elementare) di
passanti per il punto .
Chiaramente in questo modo non consideriamo tutti gli "oggetti" interessanti di :
non tutte le rette e piani (nel senso della geometria elementare) passano per .
Per risolvere il problema si può pensare di agire in due modi (in realtà del tutto equivalenti tra loro).
Potremmo osservare che ogni retta (risp. piano) è il traslato di un'unica retta (risp. piano) passante per l'origine.
Potremmo osservare che, data una retta (risp. piano) di ,
essa potrà essere considerata sottospazio vettoriale di un qualsiasi spazio
dei vettori applicati in un suo qualche punto .
Abbiamo cioè bisogno di considerare "simultaneamente" i diversi spazi di vettori applicati e potremo far ciò considerando lo spazio
.
Geometricamente i sottospazi vettoriali di
di dimensione 1 (risp. 2) corrispondono a famiglie massimali di rette (risp. piani) di
parallele fra di loro, cioè a fasci di rette (risp. piani) parallele.
Ogni retta (risp. piano) di
nel senso della geometria elementare sta in una e una sola di tali famiglie, per cui sarà individuata specificando la famiglia di appartenenza (cioè il sottospazio di
)
e un qualsiasi punto per cui essa passa.
Questo fatto geometrico ispira la definizione formale che ci permetterà di dire che cosa intendiamo per rette e piani e, piú in generale, per sottospazi affini di uno spazio affine astratto.
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