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Le osservazioni seguenti sono rivolte a coloro che conoscono i fondamenti della trattazione algebrica degli spazi affini. Abbiamo dichiarato che le impostazioni algebrica e geometrica di piano affine sono equivalenti, ragion per cui sarebbe lecito aspettarsi che quello che abbiamo definito sopra e chiamato piano affine (che d'ora in poi chiameremo sbrigativamente "piano affine geometrico") soddisfi anche alla definizione algebrica di piano affine (al quale ci riferiremo d'ora in poi come "piano affine algebrico"), cioè in altre parole sia costruibile un spazio vettoriale di dimensione 2 e un'applicazione che soddisfi agli assiomi ASS.1 e ASS.2 e in modo tale che l'insieme coincida con l'insieme dei sottospazi affini di dimensione 1 (vedi definizione algebrica di spazio affine). Tra l'altro si riconosce immediatamente che il viceversa è vero: in un piano affine algebrico A1, A2 e A3 valgono. Invece a questo punto non c'è ancora equivalenza tra le due impostazioni nel senso che in generale un piano affine geometrico non è un piano affine algebrico. Il primo infatti possiede una struttura ancora troppo povera, come si può immaginare esaminando gli assiomi definitori: A1 esprime una proprietà di incidenza, A2 è il V postulato di Euclide e A3 serve per evitare casi banali. Purtroppo la terminologia tradizionale presenta in questo caso una certa ambiguità, ma ad essa comunque ci atterremo. | ||||||||||||
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