TORNA ALLA HOME PAGE TORNA ALL'ELENCO DELLE SEZIONI

precedente
successivo

Nella sezione "Geometria affine intuitiva" abbiamo associato al piano ordinario $\Pi$ gli spazi vettoriali dei vettori applicati e lo spazio vettoriale $\mathcal{V}$ dei vettori liberi (ottenendo $\mathbf{R}$-spazi vettoriali di dimensione due). Abbiamo accennato a come costruzioni del tutto analoghe possano venir eseguite anche per lo spazio ordinario $\Upsilon$ (ottenendo in tal caso $\mathbf{R}$-spazi vettoriali di dimensione tre).

Se fissiamo un punto $O \in \Pi$ è immediato riconoscere che l'applicazione

\begin{displaymath}\begin{array}{ccc}
\Pi & \longrightarrow & \mathcal{V} \\
...
...sto & \stackrel{\displaystyle{\longrightarrow}}{OP}
\end{array}\end{displaymath}

è una biezione che ci permette di identificare i punti di $\Pi$ e i vettori di $\mathcal{V}$, ed evidentemente dipende da $O$.

A questo punto il lettore dovrebbe obbiettare dicendo che questa procedura va contro lo spirito con cui introducemmo lo spazio $\mathcal{V}$, cioè associare al piano ordinario uno spazio vettoriale che non dipenda dalla scelta di un punto del piano ordinario stesso, nel quale per sua natura non vi è un punto privilegiato rispetto agli altri. A tal fine sarebbe bastato considerare la biezione

\begin{displaymath}\begin{array}{ccc}
\Pi & \longrightarrow & \mathcal{V}_{O} \\
P & \mapsto & (O,P)
\end{array}\end{displaymath}

e in effetti , una volta che si è fissato un punto $O$, si ha la biezione

\begin{displaymath}\begin{array}{ccc}
\mathcal{V}_{O} & \longrightarrow & \math...
...sto & \stackrel{\displaystyle{\longrightarrow}}{OP}
\end{array}\end{displaymath}

In definitiva abbiamo che, dato $P \in \Pi$, il vettore libero $\stackrel{\displaystyle{\longrightarrow}}{OP}$ dipende dalla scelta di $O$:           e ciò ci dovrebbe convincere che non è possibile "vedere" il piano ordinario come uno spazio vettoriale in modo intrinseco, cioè poter considerare in modo canonico ogni punto di $\Pi$ come un vettore (proprio perché in ogni spazio vettoriale $\mathbf{V}$ un elemento "particolare" c'è: $\mathbf{0}_{\mathbf{V}}$).

Dobbiamo accontentarci di meno, cioè della costruzione (intrinseca) dello spazio $\mathcal{V}$, e dunque in ultima analisi del fatto di poter associare ad ogni coppia di punti $P,Q \in \Pi$ un vettore, $\stackrel{\displaystyle{\longrightarrow}}{PQ}$, di $\mathcal{V}$.

Si noti come valga    



cioè sono queste differenze ad essere indipendenti dalla scelta di $O,O'$.

Nella definizione astratta di uno spazio affine $\mathcal{A}$ che stiamo per dare invertiremo il punto di vista: preassegneremo uno spazio vettoriale $\mathbf{V}$ e l'associazione $(P,Q)
\mapsto \stackrel{\displaystyle{\longrightarrow}}{PQ}$ che determina un vettore data una coppia di punti di $\mathcal{A}$. Alcune proprietà, verificabili in modo geometrico intuitivo, che questa associazione aveva nel piano ordinario saranno ora prese come assiomi di partenza.


MAPPA DEL SITO ______ vai in cima alla pagina_______________ precedente__ successivo________________________