Le geometrie non euclidee > Gauss, il geodeta
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Gauss, il geodeta
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Pare che Gauss,
ancora quindicenne, pensasse alla possibilità di costruire
una geometria coerente partendo dalla negazione del V postulato;
egli poi sembrò convinto, come del resto lo erano gli
ambienti matematici di Gottinga, della ineluttabile necessità
del postulato euclideo.
Solo assai lentamente, a partire dal 1813, si fece strada
in lui una geometria diversa da quella euclidea.
Gauss fu il primo ad avere una chiara visione da una geometria
coerente in cui il V postulato fosse sostituito dalla sua
negazione.
L'idea era nata dopo circa 20 anni di sporadici tentativi
di dimostrare il V postulato.
Già nel 1799, in una lettera datata
17 dicembre, Gauss scriveva a Farkas
Bolyai, suo ex compagno di Università, che gli
chiedeva un'opinione sui suoi lavori concernenti il V postulato:
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Mi
dispiace di non aver sfruttato la nostra vicinanza di
un tempo per conoscere meglio i tuoi lavori sui primi
fondamenti della geometria, mi sarei così risparmiato
molte inutili fatiche (…) Per quanto
mi riguarda, ho compiuto alcuni progressi nel mio lavoro.
Comunque, la strada che ho scelto non porta affatto
allo scopo che ci siamo prefissi [dimostrare il V postulato]
(...) Sembra piuttosto spingermi a dubitare della verità
della stessa geometria.
E' vero che ho ottenuto molti risultati che per la maggior
parte sarebbero delle dimostrazioni, ma ai miei occhi
essi non dimostrano quasi niente. Per esempio, se potessi
provare che è possibile (...) un triangolo la
cui area è maggiore di ogni area assegnata, allora
sarei in grado di dimostrare in modo rigoroso tutta
la geometria.
Molti accetterebbero questo come un assioma, ma non
io! E' senza dubbio possibile che l'area sia sempre
minore di un certo valore, per quanto lontani fra loro
si scelgano i vertici del triangolo. Posseggo molti
di questi teoremi, ma in nessuno trovo qualcosa di soddisfacente.
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Le riflessioni che Gauss andava elaborando
sull'argomento non furono mai pubblicate in vita. Egli infatti
preferì affidarle a lettere private che scriveva agli
amici pregandoli di mantenere il silenzio per evitare "le
strida dei Beoti". Gauss scriveva in una
lettera inviata a Bessel il 27 gennaio 1829:
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Nelle
ore libere ho pensato anche a un altro tema, che per
me è già vecchio di quasi quarant'anni,
e cioè ai primi fondamenti della geometria: non
so se Le ho mai parlato delle mie vedute in proposito.
Anche qui ho consolidato ulteriormente molte cose, e
la mia convinzione, che non possiamo fondare la geometria
completamente a priori, è divenuta, se possibile,
ancora più salda. Nel frattempo, non mi deciderò
ancora per molto tempo a elaborare per una pubblicazione
le mie molto estese ricerche sull'argomento, e ciò
forse non avverrà mai durante la mia vita, perché
temo gli strilli dei Beoti, qualora volessi completamente
esprimere le mie vedute…
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Queste prese di posizione da parte di
Gauss sono una testimonianza del clima culturale sfavorevole
che circondava questo primo svilupparsi delle prospettive
non euclidee; egli temeva infatti di cadere nel ridicolo presso
i matematici del tempo che non avrebbero compreso i suoi risultati.
Gauss diceva infatti di provare "una
grande avversione a esser trascinato in una qualunque polemica"
[lettera a H.K. Schumacher].
I Beoti di cui parla Gauss sono quasi sicuramente i seguaci
di Kant, i quali ritengono che la geometria sia una forma
di conoscenza sintetica ma a priori.
Il 9 aprile 1830 scrive ancora a Bessel:
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Secondo
la mia più profonda convinzione, la dottrina
dello spazio occupa rispetto alla nostra conoscenza
a priori un posto del tutto diverso da quello della
teoria pura delle grandezze; infatti manca del tutto
alla nostra conoscenza della prima quella completa convinzione
della sua necessità (e quindi anche della sua
assoluta verità), che è propria della
seconda; dobbiamo umilmente riconoscere che mentre il
numero è un puro prodotto del nostro spirito,
lo spazio ha una realtà anche al di fuori del
nostro spirito, e le sue leggi noi non le possiamo descrivere
interamente a priori.
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Il primo novembre 1844 scriverà
a Schumacher:
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Osserverete
la stessa cosa (l'incompetenza matematica) nei filosofi
contemporanei Schelling, Hegel, Nees von Essembeck,
e nei loro seguaci; non vi fanno rizzare i capelli sulla
testa con le loro definizioni? Leggete nella storia
della filosofia antica quelle che i grandi uomini di
quell'epoca, Platone ed altri (escludo Aristotele) davano
come spiegazioni. Ed anche con lo stesso Kant spesso
le cose non vanno molto meglio; secondo me, la sua distinzione
fra proposizioni analitiche e sintetiche è una
di quelle cose che cadono nella banalità o sono
false.
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Gauss si convinceva sempre di più
del fatto che, se l'aritmetica e tutta la matematica che si
fonda sul numero sono a priori, la geometria dello spazio
fa riferimento a una realtà che è al di fuori
della nostra mente, quindi una realtà da investigare
empiricamente.
Per capire come sia giunto a queste convinzioni è utile
tenere presente la sua attività di geodeta e i suoi
studi sulla geometria differenziale delle superfici. |
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