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EUGENIO
BELTRAMI ED IL SUO MODELLO PER LA GEOMETRIA IPERBOLICA |
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Il matematico Eugenio
Beltrami (1835-1900), che si occupò attivamente
di geometria differenziale, presentò il primo modello
di geometria non euclidea. In una memoria del 1866, Risoluzione
del problema di riportare i punti di una superficie sopra
un piano in modo che le linee geodetiche vengano rappresentate
su rette, pose le basi che gli consentirono, due anni
dopo, di presentare un modello della geometria iperbolica.
Fece questo nel Saggio di interpretazione della geometria
non euclidea (1868), un suo manoscritto redatto qualche
anno prima e messo da parte per paura delle aspre critiche
che coinvolgevano chi si occupava di geometrie dette 'astrali'
o 'da manicomio'. Il suo Saggio di interpretazione della
geometria non euclidea segna un punto di svolta nella
ricerca geometrica su questo millenario problema.
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Beltrami
aveva trovato un modello per la geometria di Lobacevskji,
ossia aveva trovato all'interno della geometria euclidea,
una superficie di rotazione, la pseudosfera, che poteva essere
interpretata come un modello euclideo di geometria non euclidea.
In questo modo dimostrava che la geometria di Lobacevskji
ha lo stesso diritto logico-matematico della classica geometria
di Euclide.
Consideriamo una linea piana detta trattice o curva delle
tangenti costanti (introdotta nel 1939 da Ferdinand Minding),
definita come quella curva per la quale è costante
il segmento di tangente compreso tra il punto di contatto
e una retta fissa del piano. Assumiamo come tale retta fissa
l'asse x. In questo caso, detta k la lunghezza
costante del segmento di tangente, si può dimostrare
che l'equazione della trattice è |
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Se facciamo ruotare la trattice intorno all'asse x
nello spazio, questa genera una superficie di rotazione
che prende il nome di pseudosfera, perché ha una
curvatura costante come quella di una sfera, ma di segno
negativo: -1/k2.
Beltrami dimostrò che, applicando l'interpretazione
dei concetti della geometria del piano ai concetti della
geometria delle superfici, si trova che alla pseudosfera
compete una geometria che soddisfa, almeno in regioni limitate
di piano, gli assiomi della geometria iperbolica.
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pseudosfera
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Per
capire come avviene questa "traduzione" occorre
introdurre la nozione di geodetica.
Nel piano il percorso più breve che unisce due punti
si trova sulla retta passante per i due punti. Estendendo
questo concetto alle superfici, il percorso più breve
che unisce due punti della superficie si trova su di una linea,
generalmente curva, detta geodetica. Per esempio, dovendosi
muovere sulla superficie di una sfera, il percorso più
breve non è quello rettilineo, perché non esistono
percorsi di questo tipo, ma è l'arco di cerchio massimo,
che in questo caso è una geodetica.
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Un
altro modo, del tutto equivalente, di definire le geodetiche,
è come le traiettorie descritte da un punto materiale
che si muova, senza attrito e non soggetto a forze esterne,
sulla superficie stessa. La figura seguente mostra due geodetiche
tracciate su una superficie a forma di coppa svasata.
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