La storia della frazioni continue
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Tracce di procedimenti concettualmente vicini alle
frazioni continue sono presenti, nella storia della matematica, nel commento di
Teone di Alessandria (tardo IV secolo d. C.)
all’Almagesto di Claudio Tolomeo. Anche negli scritti di Aryabhata
(476-550), autore del più vasto ed importante testo della matematica indiana
(l’Aryabhatiya, scritto nel 499), troviamo
riferimenti alle frazioni continue: in particolare, Aryabhata
accenna alla risoluzione generale di un’equazione indeterminata attraverso una
tecnica concettualmente assai vicina alla frazione continua. Tecniche che
accennano, sostanzialmente, alle frazioni continue ascendenti si trovano nel “Liber Abbaci” (1202),
il capolavoro di Leonardo Pisano detto Fibonacci
(1170 circa-1250 circa): gli spunti di Fibonacci sono
poi ripresi dall’arabo Abu’l
Hasan Alkalsadi, in un
trattato di aritmetica pubblicato nel 1463 e da Luca Pacioli
(1445-1515 circa).
(Leonardo Pisano detto Fibonacci)
Modernamente, l’introduzione delle frazioni
continue viene fatta risalire a Raffaele Bombelli (1526-1573) ed a Pietro Antonio Cataldi (1548-1626); quest’ultimo, docente presso l’Ateneo
bolognese, riprendendo in parte alcuni procedimenti dovuti a Bombelli (autore dell’Algebra, Bologna 1572 e 1579),
pubblica un semplice metodo per l’estrazione della radice quadrata basato su
questo strumento matematico. Bombelli tuttavia non
approfondisce questa tecnica. Pochi anni dopo (1613), Cataldi
pubblica “Trattato del modo brevissimo di trovare la radice quadrata delli numeri”. Con l’opera di Cataldi
viene messo a punto un procedimento iterativo
efficace, elegante e dallo spirito moderno; per cui le frazioni continue
possono essere ricordate da E. Bortolotti come “i
primi passi verso la generalizzazione del concetto di numero (fino ad allora
ristretto al solo campo dei razionali) e verso l’avvento del metodo infinitesimale”.
Molti, nei secoli seguenti, sono gli studi
condotti da prestigiosi matematici sulle frazioni continue; molti risultati e
molti procedimenti ad esse collegati vengono ideati e
perfezionati. Nel 1625, Albert
Girard (1590-1633) in un commento ad un manuale di
aritmetica di Simon Stevin (1548-1620) descrive
alcuni sviluppi in frazioni continue di reali irrazionali, ma senza riportare
una loro completa giustificazione. John Wallis (1617-1703) è il primo autore ad utilizzare il
termine “frazione continua”; nell’ opera di Wallis “Aritmetica infinitorum”
(1655)
(John Wallis)
Negli “Opuscoli postumi”, pubblicati nel 1703, di Christiaan Huygens (1629-1695) si trova un esempio di sviluppo in frazione continua (limitata) di un reale razionale basato sull’algoritmo della “divisione euclidea”. Leonhard Euler si occupa spesso di frazioni continue e pubblica “De fractionibus continuis”, opera rigorosa e profonda.
In Euler troviamo molti siluppi
interessanti, alcuni dei quali riguardanti il numero e, base dei logaritmi naturali. Nel
1770, Johann Heinrich
Lambert (1728-1777) pubblica “Beytrage zum Gebrauche der
Mathematik und deren Anwendung”, lavoro in cui viene
data una sistemazione organica alle ricerche sulle frazioni continue.
(Leonhard Euler)
Sessanta anni dopo Lagrange,
Evariste Galois
(1811-1832) proverà che sviluppando in frazione continua le radici di
un’equazione di secondo grado i periodi sono composti dagli stessi numeri
ordinati inversamente. Anche il primo lavoro matematico di Galois
è dedicato alle frazioni continue: “Démonstration
d’un théorème sur les fractions continues périodiques”, pubblicato (1 aprile 1829) quando il suo
diciassettenne autore è studente nel College Louis-Le-Grand.
Oltre agli studiosi sino ad ora ricordati, molti
ricercatori si occupano di frazioni continue. Notevoli, per quanto riguarda il
loro studio nell’età contemporanea, appaiono le ricerche di Karl
Friedrich Gauss (1777-1855), e di Carl
Gustav Jacob Jacobi (1804-1851).
(Karl Friedrich
Gauss)