Il MIT "riabilita" Archimede:

Gli specchi ustori potrebbero non essere solo leggenda.


Nonostante tutti i dubbi e gli esperimenti condotti finora, un professore del prestigioso istituto statunitense ha dimostrato che l'inventore siracusano avrebbe potuto incendiare le navi romane.

Eureka! Archimede aveva ragione: oltre che sul celebre principio, anche sugli specchi ustori che, secondo quanto riferito da alcuni storici, non proprio degnissimi di fede, impiegò nel 212 a.C. per incendiare la flotta romana che stava assediando la sua città, Siracusa.
L'anno scorso il programma "MythBusters", su Discovery Channel, aveva decretato che era tutto solo un mito, dopo il fallimento di un esperimento che riproduceva tecnologia ed apparati di cui poteva disporre Archimede. Ma, adesso, il Mit rende giustizia al geniale inventore: non è certo che sia successo, ma poteva succedere.

Ma ripercorriamo la storia. Siamo durante la seconda guerra punica (218-210 a.C.): la città siciliana, una colonia greca che era stata alleata dei romani sotto il regno del tiranno Gerone, alla sua morte, nel 216 a.C., aveva visto prevalere la fazione filocartaginese. La città era stata quindi messa sotto assedio, sia da terra che dal mare, dalle forze romane al comando del console Marcello.

Proprio in quel frangente, Archimede avrebbe usato degli specchi per raccogliere e concentrare i raggi solari: puntati contro le quinqueremi di legno romane, i raggi riflessi ne provocarono l'incendio, distruggendo la flotta di Marcello.

                     

Negli ultimi anni, la comunità scientifica s'è più volte chiesta se il geniale Archimede di Siracusa (287-212 a.C.) potesse veramente utilizzare un meccanismo del genere per salvare la sua città dalla flotta nemica. Gli elementi in mano a chiunque volesse ripetere l'esperimento non sono molti: non ci è giunto nessuno scritto di Archimede sugli specchi ustori.

L'unico riferimento alla vicenda à nell'opera dello scrittore Dione Cassio, un autore imperiale del II secolo d.C, tramandataci attraverso compendi di epoca medievale.

In questi scritti si parla dell'impiego degli specchi contro navi che si trovano alla distanza di ''un tiro d'arco": un unico specchio di forma esagonale, composto da numerosi e piccoli specchi elementari; e dell'utilizzo di corde per muovere lo specchio in modo da ottenere un angolo di rifrazione che deviasse i raggi del sole "concentrati" sulle navi.

Dopo i fallimenti mediatici di Discovery Channel, c'è stato chi, nella comunità scientifica, non si à dato per vinto. David Wallace, professore al Mit, il Massachusetts Institute of Technology, ha provato a ripetere l'esperimento assieme alla sua classe di geni in erba.

Il 4 ottobre, sul tetto del Wast Garage del Mit, Wallace e i suoi allievi hanno composto un collage di 127 specchi di circa 30 centimetri quadrati l'uno a circa 30 metri dal modello di una nave di legno. All'inizio, l'esperimento sembrava dovesse fallire a causa della cielo coperto dalle nuvole. Ma sono bastati 10 minuti di sole perché la nave prendesse fuoco. ''Eureka!'': Wallace e la sua classe hanno esultato e deciso di riportare su un sito internet l'esperimento che, dopo 2.200 anni, dà ragione ad Archimede.

Certo, le navi dei romani stavano in acqua e si muovevano, due circostanze che rendono più aleatorio il tentativo di incendiarle. Ma se l'esperimento à riuscito col sole pallido del Massachusetts, volete mettere con quello torrido della Sicilia.

''Non abbiamo cercato di dimostrare se il siracusano abbia usato o meno un macchinario di questo tipo - ha detto Wallace -, ma almeno abbiamo dimostrato che gli sarebbe stato possibile farlo". Quello che si sa per certo è che nel 212 a.C. dopo un lungo assedio, Siracusa venne conquistata dalle truppe di terra e, si narra, per il tradimento di un siracusano.

Si narra che Archimede sia stato ucciso da un soldato che voleva condurlo dal console Marcello: lo scienziato, troppo assorto in un calcolo, non gli avrebbe dato ascolto, decretando così la propria morte.


Copyright 2006 © Rcs Periodici Spa   28 ottobre 2005